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Ascoltare, ascoltare con empatia, cercando di bene comprendere la realtà familiare e le ragioni della crisi tra marito e moglie. Quindi, se ci sono delle chances di riconciliazione, invitare il proprio assistito a riflettere sull’opportunità di invitare il coniuge ad una mediazione familiare, a scopo di riconciliazione. Se, al contrario, non emerge alcuna possibilità di esito riconciliativo, spiegare bene quali sono le “regole del gioco”, mettendo in guardia da subito sui comportamenti da non tenere
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Suggerire la separazione consensuale, che è possibile nella maggioranza dei casi, eccetto che la gravità della situazione sia tale da rischiare di perdere inutilmente del tempo
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Chiarire sempre in partenza che non si è disponibili a portare avanti iniziative strumentali, aventi cioè il fine di danneggiare l’altra parte (es. false denunce o scorciatoie come gli ordini di protezione antiviolenza quando non ne ricorrano seriamente i presupposti)
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Considerare con attenzione tutti i risvolti della situazione concreta: ogni caso ha caratteristiche sue proprie ed inconfondibili, e merita una valutazione ad hoc (ricordiamo sempre l’incipit del bellissimo romanzo “Anna Karenina”: “tutte le famiglie felici sono uguali, quelle infelici lo sono a modo loro”)
- Nelle missive che annunciano all’altro coniuge l’intenzione del proprio assistito di separarsi, utilizzare sempre uno stile conciliante, per far capire che nessuno vuole fare la guerra; e, anzi, consigliare al proprio assistito di preannunciare a voce l’arrivo della raccomandata
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Non accettare di chiedere l’ affidamento esclusivo, tranne che in situazioni estreme in cui risulti o sia estremamente verosimile la inadeguatezza genitoriale dell’altro (non dimenticando, mai, comunque, che queste situazioni sono del tutto residuali e limitate). Per le stesse ragioni non assecondare la pretesa del proprio assistito di riservare all’altro genitore tempi limitanti di convivenza con il figlio e, anzi, far comprendere che il tempo con entrambi ha la medesima irrinunciabile valenza
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Dare impulso all’affidamento condiviso in tutti i suoi aspetti, con l’evitare di ragionare ancora in termini di genitore prevalente e di diritto di visita, favorire il mantenimento diretto e/o la suddivisione per capitoli di spesa, richiamare il proprio assistito se questi non favorisce il rapporto con l’altro genitore, e via dicendo
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Non trasferire sul caso i propri vissuti di genitore perché rischiano di fare perdere imparzialità ed obiettività
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Credere nell’utilità di trattative pro separazione consensuale cui prendano parte non i soli avvocati, ma anche i coniugi personalmente e attivamente. L’esperienza insegna che questo è un metodo vincente e spesso risolutivo. L’avvocato perderà un po’ di tempo in più forse, ma ne vale la pena
- a separazione conclusa, proporre al proprio assistito momenti futuri di verifica sul ‘come vanno le cose’. Non è detto che l’interessato lo ritenga utile ma potrebbe farlo sentire rafforzato da una presenza discreta e rassicurante