Il sistema giudiziario inglese ammette il fallimento nel proteggere una bambina dalla PAS
“Non so dove sia mia figlia. Ogni mattina mi sveglio con l’ansia. Mi sento inutile e privo di speranza. L’emozione più forte che un genitore prova è l’amore verso i figli, e senza motivo sono stato privato di mia figlia. È una ferita tale che non si rimargina mai. Ogni Natale la vita va avanti. Ma non è un film. Non si può tornare indietro. Il tempo non passato con i figli è perso per sempre. Ho il cuore in pezzi, ma non mi arrenderò mai. Perché la magistratura consente l’alienazione genitoriale? Distrugge i bambini. Ci sono migliaia di bambini che stanno soffrendo come mia figlia”.
La storia si svolge in Inghilterra. La madre si dimostra alienante fino dalla nascita della figlia nel 1999. All’età di 18 mesi la separazione fra i genitori. La madre inizia ad usare falsi certificati medici per violare le sentenze.
I dispositivi dei tribunali venivano ignorati con tale facilità da essere inutili.
Nel 2003 la madre alienante ha una nuova relazione ed invita il padre a prendersi cura della figlia. Papà e figlia riprendono sereni contatti, ma questa situazione dura solo 5 mesi.
Nel 2006 la madre alienante tenta una accusa di pedofilia. Viene stabilito che è tutto falso, ma intanto per vari mesi la bambina ed il papà vengono preventivamente condannati ad incontri protetti. La bambina deve anche subire esami intimi.
Le indagini rivelano che la madre è mentalmente disturbata: affetta da tratti paranoidi e depressione, fa uso di acool e droghe.
La pedo-calunniatrice, accecata dall’odio, nel 2007 attacca il papà con un coltello: viene incarcerata e sottoposta a cure psichiatriche. La bambina può vivere con il papà.
La vicenda si sarebbe conclusa qui, se la magistratura non avesse assunto una decisione scellerata: in base ad una discriminazione di genere preferisce domiciliare la figlia presso la madre, appena scarcerata. Il papà rispetta la sentenza.
Se domiciliata presso il papà, la bambina avrebbe potuto avere contatti con entrambi i genitori, in quanto la madre avrebbe avuto difficoltà a praticare l’abuso dell’alienazione genitoriale senza avere la domiciliazione.
Invece, favorita dalla sentenza, la madre può alienare la figlia. Tenta anche una falsa accusa di violenza.
Nel 2012 un giudice assume una decisione criminale: favorisce l’alienazione usandola come scusa per troncare i rapporti con il papà.
L’appello ribalta la sentenza, ma può essere troppo tardi per la bambina: il giudice aggiunge «il sistema giudiziario ha fallito, l’infanzia della bambina è stata devastata».
A questo punto, l’unica decisione efficace che la magistratura può assumere per salvare la bambina è l’allontanamento dalla madre, che comunque meriterebbe la galera per aver maltrattato la figlia e violato 82 dispositivi.
Qualora la magistratura si disinteressi della bambina, il padre potrebbe decidere che il benessere della figlia viene prima del sistema giudiziario che ha favorito l’abuso.
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