L’ABUSO SESSUALE

È possibile definire l’abuso sessuale in modi molto diversi. Una definizione generale soddisfacente può essere quella che fornisce Montecchi (1994): «il coinvolgimento di soggetti immaturi e dipendenti in attività sessuali, soggetti a cui manca la consapevolezza delle proprie azioni nonchè la possibilità di scegliere. Rientrano nell’abuso anche le attività sessuali realizzate in violazione dei tabù sociali sui ruoli familiari pur con l’accettazione del minore». Da questa definizione si deduce che l’abuso sessuale non è certamente un’attività che comporti necessariamente l’atto della penetrazione. L’aspetto fondamentale, invece, è quello rappresentato dalla condizione della vittima, impossibilitata a scegliere o a comprendere correttamente quello che sta accadendo o che viene proposto. Nel caso di un abuso sessuale intrafamiliare, quindi, si è in presenza di un abuso sessuale quando la persona coinvolta nella relazione sessualizzata non è in grado di cogliere il profondo significato di quanto viene effettuato su di lei, oppure le conseguenze reali e durature a cui può portare. Si parla di abuso sessuale anche nei casi in cui la persona non viene mai fisicamente toccata, ma viene esposta alla visione o all’ascolto di vicende a contenuto sessuale non pertinenti all’età o alla relazione con l’abusante. Nei casi più evidenti e cruenti la persona che subisce un abuso sessuale è posta nell’impossibilità di agire liberamente mentre viene posta all’interno di una relazione sessualizzata, per esempio attraverso minacce o l’impiego della forza fisica. A causa dell’origine della molestia, l’abuso sessuale intrafamiliare produce, in linea di massima, effetti più gravi di quelli prodotti da abusi avvenuti all’esterno del nucleo familiare. La maggior parte degli abusi sessuali intrafamiliari viene effettuata dai padri, in secondo luogo dai conviventi nel nucleo familiare (nonni, zii, patrigni, ecc,) e, in percentuale molto minore, dalle madri (circa il 7% dei casi). La ricerca clinica indica che un abuso sessuale intrafamiliare può produrre i danni più gravi soprattutto quando sono presenti le seguenti caratteristiche un legame intenso con la persona che effettua l’abuso; una lunga durata dell’abuso; l’abuso resta nascosto o non viene riconosciuto dall’ambiente familiare; la persona abusata non è in grado di parlare dell’accaduto la persona abusata è ancora un bambino. L’abuso sessuale, specialmente se intrafamiliare, può certamente dare origine a molti problemi psicologici, anche di lunga durata e di difficile risoluzione spontanea nel corso della vita. Quali problemi può comportare un abuso sessuale L’abuso sessuale può produrre molti tipi di problemi psicologici e per questo motivo si dice che si tratta di un “fattore di rischio non specifico” nei confronti di differenti disturbi psicologici. Sul perchè una persona reagisca in un modo oppure in un altro è una questione molto vasta e complessa, sulla quale c’è ancora molto da comprendere. In ogni caso, sembra accertato che la risposta soggettiva agli eventi sia condizionata da alcuni importanti fattori come: l’età al momento dell’abuso, la durata, la presenza o meno di penetrazione, l’uso esplicito di violenza, caratteristiche di personalità della persona, la presenza al momento dell’abuso di determinati problematiche psicologiche, la possibilità di condividere l’accaduto con qualcuno, il sostegno emotivo ricevuto in seguito, ulteriori esperienze che possono peggiorare la situazione o, al contrario, aiutare a superare gradualmente l’accaduto. L’abuso sessuale deve essere considerato innanzitutto come una esperienza traumatica. Di conseguenza può generare sintomi come un vero e proprio Disturbo Post-Traumatico da Stress. In questo modo, le esperienze subite, sotto forma di immagini, emozioni, sensazioni fisiche, parole, suoni, odori, sapori, incubi notturni, possono ritornare frequentemente alla mente della persona abusata, insieme ad emozioni fortemente disturbanti come depressione, ansia, angoscia, irritabilità, panico o rabbia. Nei bambini i ricordi tendono a ripresentarsi sotto forma di incubi popolati da mostri e nel ripetere – attraverso il gioco o il disegno – qualche elemento saliente dei fatti accaduti. Tipicamente la persona che ha subito un abuso sessuale cerca di mantenere a distanza i ricordi traumatici. In alcuni casi, addirittura, è possibile che, almeno in determinati periodi della vita, la persona abusata abbia amnesie più o meno parziali per gli eventi accaduti o ricordi estremamente confusi. In una quantità rilevante di casi i ricordi dell’abuso progressivamente perdono in parte l’aspetto drammatico che li contraddistingue, divenendo più facilmente gestibili da parte dell’individuo. Se questo è certamente un vantaggio, d’altra parte può anche comportare un pericolo potenziale, in quanto la persona si può abituare a convivere con i problemi generati dall’abuso, a non condividerli con nessuno e, in generale, a non affrontarli adeguatamente. In alcuni casi, questo stato di cose può prendere la configurazione di Disturbo Post-Traumatico da Stress in remissione parziale. Altri problemi associati all’abuso sessuale L’abuso sessuale, a differenza di altri eventi traumatici, presenta caratteristiche peculiari; innanzitutto, è un evento che va a coinvolgere l’area della sessualità delle persone interessate, in secondo luogo, quando commesso in ambito intrafamiliare, si tratta di un trauma che sovverte i divieti sociali ed il compito di accudimento e/o di neutralità sessuale che un familiare dovrebbe avere nei confronti della persona abusata. Alcuni dei problemi più tipici associati all’abuso sessuale sono i seguenti: Connessi al tradimento. Quando l’abuso sessuale viene commesso all’interno dell’ambiente familiare e, in special modo, quando l’abuso viene commesso da un genitore o da chi avrebbe dovuto svolgere questa funzione, la persona abusata tipicamente vive come una profonda ferita il fatto di non essere stata amata nel modo corretto da una persone di cui aveva bisogno. Frequentemente può pensare che, se si sono subite cose così gravi dai propri familiari, certamente delle persone non ci si può fidare. Questo può portare ad una profonda sfiducia nei confronti della gente e/o ad attuare un comportamento aggressivo e manipolatorio, soprattutto nei confronti delle persone dello stesso sesso dell’abusante. Connessi all’autostima: una persona cresce bene in un ambiente familiare sano quando sente di avere un valore ed un grado di amabilità intrinseci per il fatto di essere stati sufficientemente amati ed apprezzati. Nel caso di una vittima di abuso sessuale si assiste tipicamente alla presenza di una bassa autostima, alla sensazione di non essere veramente degni amore. Questa situazione può essere presente insieme alla consapevolezza razionale di avere tutti i diritti e le capacità per sentirsi come tutte le altre persone, ma è come se una parte della persona non ci credesse mai veramente. Connessi alla sessualità: l’abuso e la molestia producono frequentemente problemi sessuali. Oltre ai problemi sessuali più tipici (difficoltà o impossibilità a raggiungere l’orgasmo -anorgasmia, dolore durante i rapporti -vaginismo, difficoltà a lasciarsi andare, assenza di sensazioni piacevoli o presenza di sensazioni piacevoli assieme a quelle spiacevoli, sensi di colpa e di inadeguatezza eccessivi, sensazione di essere indegni o “sporchi”, assenza di desiderio, disturbi dell’eccitazione), soprattutto l’iniziazione all’interno della famiglia alla sessualità può ingenerare l’evitamento della vita sessuale in generale oppure la scelta di una omosessualità di ripiego. Questi problemi, comunque, possono riguardare qualunque persona vittima di abusi sessuali, ingenerando notevole confusione circa i propri desideri e la propria identità sessuale. Paradossalmente, l’abuso sessuale può anche portare ad una promiscuità sessuale e per questo sono state fornite moltissime teorie diverse dagli specialisti. Alcune delle più importanti sostengono che a volte si può interpretare la promiscuità sessuale delle persone abusate o la loro tendenza ad essere abusate nuovamente come la difficoltà a tenere distinti l’affetto dal sesso, mentre altre volte con la presenza di un’opinione estremamente bassa di sè stessi e quindi ad un uso promiscuo e non ponderato del proprio corpo. Problemi di ansia e depressione sono molto frequenti e possono insorgere fin dall’infanzia, diventando parte dell’individuo, tanto da ritenere di non potere essere fatto diversamente. Connessi più strettamente al corpo: fra le vittime di abusi sessuali sono relativamente frequenti problemi psicosomatici, disturbi del comportamento alimentare, abuso di alcool, farmaci e di sostanze stupefacenti. Problemi interpersonali: la sfiducia, le difficoltà sessuali, insieme a difficoltà nella gestione della rabbia e delle distanza fra le persone comportano frequentemente problemi nella gestione delle relazioni interpersonali. Psicoterapia La psicoterapia per le persone che hanno subito abuso sessuale in età infantile, adolescenziale o adulta, è fortemente consigliata.Sono relativamente frequenti, infatti, le situazioni in cui il trauma non viene realmente superato, ma più semplicemente la persona abusata impara a convivere con esso, a costo sofferenze e di grandi limitazioni nella propria possibilità di vivere la vita pienamente. Nella scelta di una psicoterapia per un abuso sessuale, è necessario innanzitutto rivolgersi ad uno psicoterapeuta esperto nell’ambito dell’abuso sessuale. Tale psicoterapeuta, poi, è caldamente consigliabile che sia formato nell’impiego di psicoterapie adeguate ad intervenire su eventi traumatici in generale. Per l’abuso sessuale commesso su bambini (e che sono ancora bambini al momento della psicoterapia) è necessario che lo psicoterapeuta sia specificatamente formato nella psicoterapia con persone di giovane età. Esistono, inoltre, alcune associazioni che forniscono sostegno a persone che hanno subito abusi sessuali, di qualunque età esse siano. Possono anche fornire consulenze legali per le tematiche che frequentemente riguardano l’abuso sessuale, specialmente quando l’abusante è il partner o il marito dell’abusato, oppure quando l’abusante è il genitore dell’abusato. Altri strumenti Il danneggiamento dell’immagine personale può avere effetti profondi sull’autostima e per questo motivo possono anche essere utili corsi orientati allo sviluppo dell’autostima, dell’assertività e allo sviluppo personale. Ambito giudiziario In ambito giudiziario possono essere richieste da parte del Giudice consulenze tecniche aventi lo scopo di valutare l’attendibilità di una persona, tipicamente un minore, che riferisce di avere subito un abuso sessuale. Lo stesso tipo di prestazione può essere richiesta anche dal Pubblico Ministero e dalle “parti” coinvolte nel processo: si tratta delle cosiddette Consulenze Tecniche, d’Ufficio o di Parte. Tali interventi si rendono necessari per per cercare di capire se i fatti rivelati si riferiscono ad un fatto reale oppure a simulazione, o plagio da parte di un adulto, oppure se non si tratti di falsi ricordi o, infine, di un pseudo-abuso, ovvero di un’errata interpretazione di eventi innocenti come se si trattasse di un abuso sessuale. “I bambini non temono il pianto: piangono con spontaneità e non sfuggono ai colpi della vita poiché amano il colpire e affrontano il rischio di essere colpiti. E vengono colpiti dalle mani degli adulti, dalla loro indifferenza, dalla loro disattenzione mascherata di pazienza, dall’ottusità delle loro buone intenzioni. È facile colpire i bambini. I bambini giudicano senza mai giudicare. Quel che somiglia a un giudizio è per loro soltanto un modo per abitare la paura. I bambini considerano i genitori degli dei: li temono, ne invidiano l’apparente onnipotenza, li giustificano sempre, ne sopportano ogni debolezza. Non fategli male la loro anima è l’anima del mondo.” Manifesto del Movimento Bambino Maria Rita Parsi Il sistema giudiziario inglese ammette il fallimento nel proteggere una bambina dalla PAS article-0-1A14939E00000578-342_306x735“Non so dove sia mia figlia. Ogni mattina mi sveglio con l’ansia. Mi sento inutile e privo di speranza. L’emozione più forte che un genitore prova è l’amore verso i figli, e senza motivo sono stato privato di mia figlia. È una ferita tale che non si rimargina mai. Ogni Natale la vita va avanti. Ma non è un film. Non si può tornare indietro. Il tempo non passato con i figli è perso per sempre. Ho il cuore in pezzi, ma non mi arrenderò mai. Perché la magistratura consente l’alienazione genitoriale? Distrugge i bambini. Ci sono migliaia di bambini che stanno soffrendo come mia figlia”. La storia si svolge in Inghilterra. La madre si dimostra alienante fino dalla nascita della figlia nel 1999. All’età di 18 mesi la separazione fra i genitori. La madre inizia ad usare falsi certificati medici per violare le sentenze. I dispositivi dei tribunali venivano ignorati con tale facilità da essere inutili. Nel 2003 la madre alienante ha una nuova relazione ed invita il padre a prendersi cura della figlia. Papà e figlia riprendono sereni contatti, ma questa situazione dura solo 5 mesi. Nel 2006 la madre alienante tenta una accusa di pedofilia. Viene stabilito che è tutto falso, ma intanto per vari mesi la bambina ed il papà vengono preventivamente condannati ad incontri protetti. La bambina deve anche subire esami intimi. Le indagini rivelano che la madre è mentalmente disturbata: affetta da tratti paranoidi e depressione, fa uso di acool e droghe. La pedo-calunniatrice, accecata dall’odio, nel 2007 attacca il papà con un coltello: viene incarcerata e sottoposta a cure psichiatriche. La bambina può vivere con il papà. La vicenda si sarebbe conclusa qui, se la magistratura non avesse assunto una decisione scellerata: in base ad una discriminazione di genere preferisce domiciliare la figlia presso la madre, appena scarcerata. Il papà rispetta la sentenza. Se domiciliata presso il papà, la bambina avrebbe potuto avere contatti con entrambi i genitori, in quanto la madre avrebbe avuto difficoltà a praticare l’abuso dell’alienazione genitoriale senza avere la domiciliazione. Invece, favorita dalla sentenza, la madre può alienare la figlia. Tenta anche una falsa accusa di violenza. Nel 2012 un giudice assume una decisione criminale: favorisce l’alienazione usandola come scusa per troncare i rapporti con il papà. L’appello ribalta la sentenza, ma può essere troppo tardi per la bambina: il giudice aggiunge «il sistema giudiziario ha fallito, l’infanzia della bambina è stata devastata». A questo punto, l’unica decisione efficace che la magistratura può assumere per salvare la bambina è l’allontanamento dalla madre, che comunque meriterebbe la galera per aver maltrattato la figlia e violato 82 dispositivi. Qualora la magistratura si disinteressi della bambina, il padre potrebbe decidere che il benessere della figlia viene prima del sistema giudiziario che ha favorito l’abuso. Fonte della foto: http://www.dailymail.co.uk/news/article-2524892/My-ending-anguish–father-rights.html La False Memory Syndrome Foundation Negli anni 80 associazioni femministe americane attaccarono gli uomini con false accuse di pedofilia. Una corrente della psicologia si prestò ai loro scopi: le pazienti disturbate venivano trattate inducendole ad incolpare gli uomini di ogni proprio problema. Questa psicologia dell’odio arrivava a far credere alle donne che erano state abusate da piccole, e che i ricordi degli abusi potevano essere fatti riemergere mediante tecniche di distensione ipnotica, immaginazione guidata, interpretazione dei sogni, utilizzo di droghe chimiche. Alcuni di questi psicologi sono stati smascherati da investigatori che, fingendosi pazienti, hanno registrato come confondevano, suggestionavano, manipolavano le pazienti per far loro credere di aver subito abusi. I più colpevoli di questi guru sono quelli con una patina di serietà: magistrati poco competenti li seguirono prestandosi ad una caccia delle streghe contro gli uomini, che venivano condannati ed incarcerati solo perché una donna in cure psichiatriche diceva “ho ricordato che 18 anni fa mi ha abusata”. Un prete che riuscì a provare la propria innocenza, morì di crepacuore quando poco dopo venne nuovamente accusato: “ho ricordato che 30 anni fa mi ha abusata”. Vicende del genere si sono verificate anche in Italia. L’America è un grande paese, che si presta a cadere in novità disastrose, ma che anche produce le persone buone e coraggiose che si uniscono per porvi rimedio. Pamela e Peter Freyd, una madre ed un padre la cui famiglia era stata devastata da questa tragedia, fondarono nel 1992 la False Memory Syndrome Foundation per studiare la causa dell’epidemia di false memorie, per prevenirle, per aiutare le famiglie che ne sono state devastate a riconciliarsi: «Qualcosa di terribilmente sbagliato sta succedendo, e prima o poi dovrà fermarsi» Alla fondazione hanno aderito alcuni dei massimi scienziati in materia di memoria: fra loro Elizabeth Loftus, Aaron T. Beck, Rochel Gelman, Ulric Neisser, Leila Gleitman, Ernest Hilgard, Philip S. Holzman, Paul McHugh. La fondazione ha avuto successo nel riportare il buon senso, come racconta Meredith Maran, una delle femministe coinvolte in questa epidemia di pedo-follia: «Negli anni 80-90, decine di migliaia di Americani, soprattutto donne 30enni di classe media che vivevano in grandi città, si convinsero di avere memorie represse di abusi infantili. Negli anni che portarono a quell’isteria di massa lavoravo come giornalista femminista, cercando di convincere il mondo che più di una persona su di un milione era vittima di pedofilia». Meredith Maran divorziò dal marito per mettersi con una lesbica che sosteneva di essere stata vittima di abusi: «Quando sognai più volte le mani di mio padre, e tutte le persone attorno a me perdevano la testa e attribuivano i sogni ad incesto, mi dissi “sogno le mani di mio padre. Ovviamente mi ha molestato”. Mi convinsi che mio padre mi aveva abusato. Lo accusai ed alienai me stessa ed i miei figli da lui per 8 anni. […] Ho passato anni a credere che la False Memory Syndrome Foundation ed Elizabeth Loftus fossero l’incarnazione del diavolo» Meredith Maran riuscì ad uscirne: «Col tempo smisi di credere alle storie della mia amante, che andavano dall’incesto ad abusi satanici rituali. Quando mi lasciò, riuscii a capire che non era vero». Alla fine, Meredith Maran si è pentita e nel 2007 ha pubblicato il libro “La mia bugia: una vera storia di false memorie” per ammettere l’errore e chiedere scusa al padre, che la ha perdonata. Oggi dice: «Ad eccezione della mia ex amante, ogni persona che ha accusato il proprio padre negli anni 80-90 ora crede di essersi sbagliata». meredith_maran-460×307 Ancora oggi, alcuni ”abusologi” raccontano che l’incidenza della pedofilia sarebbe di una persona su sei, ma il loro business si è spostato dall’indurre false memorie negli adulti all’indurre false memorie nei bambini figli di genitori separati, venendo pagati dai genitori che vogliono impadronirsi dei figli utilizzandoli per devastanti pedo-calunnie. Questi criminali a volte sono talmente folli da far credere a bambini di aver subito abusi mentre erano neonati, venendo smascherati dalle ricerche scientifiche che, in accordo con il buon senso, mostrano che nessuno ricorda quanto avvenuto nei suoi primi 2-3 anni di vita, e cioè prima che il cervello sviluppasse la capacità della memoria. Fonti: http://www.salon.com/2010/09/20/meredith_maran_my_lie_interview http://www.fmsfonline.org/about.html http://www.skepticfiles.org/misctext/onefam.htm http://www.csicop.org/si/show/remembering_dangerously APPELLO DEL PROCURATORE CAPO BIANCARDI BASTA CON LE DENUNCE RECIPROCHE TRA SEPARATI Anche le madri possono essere bersaglio della PAS – Amy J. L. Baker Ph.D.

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